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Pantaleone Pagliula

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PANTALEONE PAGLIULA         Nardò, 29 Marzo 2022                                               | inserito Eco/Ambiente 29.03.2022


La guerra che è sotto i nostri occhi dal 24 Febbraio ha un costo altissimo in termini di vite
umane e distruzione, ma anche a livello ambientale.

Invadere e bombardare il “nemico Ucraino “ con missili e carri armati è una delle trovate peggiori dell’essere umano. Stiamo vedendo con i nostri occhi la totale distruzione di città europee e la strage di civili.
Insieme a tutto questo la guerra provoca danni ambientali sugli ecosistemi che non possiamo trascurare.
 
Da tempo  i satelliti hanno notato come le miniere abbandonate nell’Ucraina orientale si stessero riempiendo di acqua ad un ritmo impressionante. La situazione risulta particolarmente preoccupante nella miniera di carbone Yunkom, nonché sito per test nucleari sovietici nel 1979 dove i satelliti hanno rilevato un forte rigonfiamento del terreno, provocato dalle infiltrazioni di acqua.

Già nel 2017 questo sito era considerato rischioso dall’OCSE, l’Organizzazione Intergovernativa per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa che testualmente dichiarò che “ qualsiasi destabilizzazione della miniera causata da un suo allagamento potrebbe rilasciare 500 metri cubi di acqua contaminata e radioattiva nelle falde acquifere provocando una seconda Chernobyl“.

Solo nel Donbass ci sono 222 miniere di carbone che rendono questoluogo economicamente strategico anche perché duramente provato da anni di conflitti che secondo l’ONU hanno distrutto 530 mila ettari di ecosistemi tra cui 18 riserve naturali, e 150 mila ettari di foreste. Questa regione è in effetti al centro di una catastrofe ambientale dal 2014, quando l’annessione della Crimea da parte della Russia ha scatenato conflitti nella regione.
Oltre all’inquinamento delle falde acquifere c’è preoccupazione anche per una concreta minaccia nucleare tenendo conto che le centrali di Chernobyl e Zaporizhzhia sono in mano ai russi. In particolare la centrale di Zaporizhzhia è la più grande e potente di tutta Europa, si trova nella città di Enerhodar, sul bacino idrico di Kachovka,  che è vicino alla riva sinistra del fiume Dnepr e sfocia nel Mar Nero che a sua volta porta l’acqua nel Mar Mediterraneo. Per questo l’ONU ha avvertito che in caso di una fuga di radiazioni, quasi il mondo intero sarebbe in pericolo.
 
Purtroppo la minaccia nucleare e l’inquinamento dell’acqua non sono gli unici grandi problemi ambientali della guerra in atto.
Gli eserciti militari emettono anidride carbonica  che vanno ad aggiungersi a quelle provenienti dalle attività umane di tutto il Mondo che dovremmo ridurre il prima possibile per fermare la crisi climatica.
E se non bastasse, le esplosioni e il crollo di edifici generano un grande sollevamento di polveri sottili che inquinano l’aria in un paese come l’Ucraina che è uno dei Paesi più inquinati d’Europa. Infatti le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità considerano la qualità dell’aria dell’Ucraina  mediamente pericolosa essendo le  medie annuali di concentrazioni di particolato atmosferico PM2.5  intorno ai 20 µg/m3,il doppio del limite di legge di 10 µg/m3.
 
A Mariupol, la città più colpita dall’esercito Russo , ci sono 2 enormi fonderie e una cinquantina tra impianti chimici e fabbriche metallurgiche che danneggiati o distrutti nel conflitto liberano nell’aria grandi quantità di sostanze tossiche.

Certo ad oggi non è facile comprendere la portata di quello che sta succedendo in Ucraina ma possiamo essere certi che i costi dei danni ambientali derivanti dalla guerra in atto sono importanti e non conoscono confini. Ci si augura che il conflitto cessi il prima possibile, e che ci sia la volontà di collaborare per ridurre il più possibile i danni collaterali (e non) di una guerra ingiustificata.
Bisogna sempre  tenere a mente che ogni nostra azione ha una conseguenza sull’ambiente e renderci conto che le abitudini che abbiamo avuto negli ultimi 100 anni dovranno cambiare radicalmente.
 
Enormi esplosioni, proiettili volanti, il passaggio di carri armati, bombe e missili, sono qualcosa di distruttivo sotto tutti i punti di vista tra cui anche l’ambiente.           
I conflitti ad alta intensità richiedono e consumano grandi quantità di carburante, portando a massicce emissioni di CO2. I movimenti di veicoli militari su larga scala possono portare a danni diffusi a paesaggi sensibili e alla geodiversità, così come l’uso intensivo di ordigni esplosivi e di armi esplosive nelle aree urbane crea grandi quantità di detriti e macerie, che possono causare inquinamento dell’aria e del suolo.
Le polveri tossiche prodotte dagli attacchi vanno poi a contaminare le fonti d’acqua e di conseguenza la fauna selvatica ne risente negativamente.
Ma non è tutto perchè le armi e il materiale militare utilizzati durante i conflitti lasciano anche una sorta di eredità ambientale. Ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, mine antiuomo, munizioni a grappolo e altri residuati bellici esplosivi possono essere trovati in alcune parti d’Europa.
 
Ad esempio, durante la Prima Guerra Mondiale, nella regione a nord-est della Francia furono sparati oltre un miliardo di proiettili. Di questi, si stima, che il 30% non sia esploso e sia rimasto sepolto nel paesaggio. Non si tratta solo di una minaccia per la sicurezza umana ma anche per le grandi quantità di metalli e altri composti tossici che rimangono presenti nel suolo. Non a caso agli agricoltori viene ordinato di distruggere i raccolti di quell’anno per paura di avvelenare l’approvvigionamento alimentare.
Non possiamo nemmeno trascurare che  Il danno e il degrado ambientale che derivano dalla guerra sono direttamente collegati allo sfollamento umano sempre comune a molti conflitti. I campi per rifugiati e sfollati sotto pressione e arrangiati alla meglio possono avere una grande impronta ambientale, in particolare quando non sono pianificati o mancano di servizi essenziali, come l’acqua, i servizi igienici e la gestione dei rifiuti.
 

Un mondo senza guerre ora più che mai sarebbe il sogno di ognuno di noi e una riduzione dell’impatto dell’attività militare ci permetterebbe anche di vivere in un pianeta più pulito, con disastri ambientali meno gravi e meno frequenti e meno problemi di salute pubblica.
 

Pantaleone Pagliula                                                                             


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