Pantaleone Pagliula
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Nardò, 30 Maggio 2021
"Minacce dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo. "
Nel 20esimo secolo il livello del mare nel Mediterraneo è cresciuto di circa 14 centimetri. Ci si attende un innalzamento compreso fra 20 e 110 centimetri entro il 2100, con un impatto potenziale su un terzo della popolazione nella nostra Regione.
Tutte le aree del bacino del Mediterraneo sono influenzate dai fattori come il cambiamento climatico, l’aumento della popolazione, l’inquinamento, l’utilizzo insostenibile del suolo e del mare, l’introduzione di specie non indigene e nella maggior parte delle aree, sono coinvolti sia gli ecosistemi naturali, che i mezzi di sussistenza della popolazione umana.
A causa delle tendenze globali e regionali, gli impatti saranno esacerbati nei prossimi decenni soprattutto se il riscaldamento globale supererà di 1,5-2 gradi il livello preindustriale.
Tutto questo è descritto nel “ Rapporto internazionale sul cambiamento climatico e ambientale nel bacino del Mediterraneo “ e porta anche la firma di ricercatori salentini dell’Università del Salento.
Si tratta di un documento che mette a disposizione di cittadini, politici e decisori valutazioni scientifiche rigorose utili a ragionare sulle problematiche legate ai cambiamenti climatici, inquinamento e nostro utilizzo di risorse e specie “invasive”.
In questo documento emerge con sempre maggior chiarezza e forza che l'Italia è chiamata a un ruolo guida nella regione mediterranea e che questa, a sua volta, rappresenta un luogo cruciale della questione climatica globale.
Interessanti i dati sulla nostra regione che si sta riscaldando il 20 per cento più rapidamente della media, sono apparse più di settecento specie animali esotici, diventano endemici i megaincendi e il 90 per cento delle specie ittiche è sul punto del collasso.
Le temperature regionali medie annuali sono attualmente di 1,5 grado più elevate rispetto al periodo preindustriale e potrebbero aumentare fino al oltre 5 gradi alla fine del secolo, in uno scenario con elevate concentrazioni di gas serra. L’aumento della frequenza, dell’intensità e della durata delle ondate di calore comporta significativi rischi per la salute delle fasce vulnerabili della popolazione, specialmente nelle città, e per gli ecosistemi.
Le precipitazioni diminuiranno, sia pure con differenze fra le varie aree e le precipitazioni estive saranno probabilmente ridotte del 10-30 per cento in alcune regioni alla fine del secolo, aggravando la carenza idrica esistente, favorendo la desertificazione e diminuendo la produttività agricola, posta, inoltre, a rischio da più frequenti e intensi eventi estremi, salinizzazione e degrado del suolo.
È verosimile che la domanda di irrigazione aumenti dal 4 al 18 per cento entro il 2100.Le risorse ittiche sono minacciate da pesca eccessiva, specie non indigene, riscaldamento, acidificazione dei mari, inquinamento, che possono portare nel Mediterraneo all’estinzione di oltre il 20 per cento dei pesci e degli invertebrati marini di utilizzo commerciale entro il 2050.
Ritornando al Mediterraneo si prevede che entro il 2040 oltre 250 milioni di abitanti saranno vittime di scarsità idrica. Si prevede, poi, che il livello del nostro mare possa aumentare di 20 centimetri entro il 2050, che possono sembrare pochi ma aumenterebbero di molto la salinità del delta del Nilo, sconvolgendo la sussistenza di milioni di persone.
Da tempo in questo nostro mare sono stati individuati i polimeri che costituiscono la microplastica galleggiante in mare e la loro distribuzione. La microplastica è costituita da quei frammenti di plastica più piccoli di 2 millimetri che, per quanto non visibili ad occhio nudo, sono stati trovati a galleggiare pressoché ovunque nel Mediterraneo, con concentrazioni tra le più alte al mondo .
In Italia nel tratto di mare tra la Toscana e la Corsica è stata rilevata la presenza di circa 10 kg di microplastiche per km2, contro i circa 2 kg presenti a largo delle coste occidentali della Sardegna e della Sicilia e lungo il tratto nord della costa pugliese.
Queste minuscole particelle sono nocive anche per l’uomo in quanto vengono ingerite dai pesci ed entrano nella catena alimentare.
Ho voluto dare queste informazioni per avere una stima precisa della dimensione del problema generato dai rifiuti di microplastica in mare e per sensibilizzare l’attivazione di opportuni programmi di riduzione della presenza di questi inquinanti.
Ognuno di noi deve attuare dei comportamenti meno impattanti per l’ambiente che ci circonda e fare la nostra parte in questa lotta . La politica e tutti noi cittadini dobbiamo anche capire che nel Mediterraneo possono saltare le basi profonde di una già delicata attuale convivenza.
Non prendere con decisione piccole e grandi misure a tutti i livelli vuol dire non comprendere che è in gioco una posta cruciale: l’avvenire nostro e del nostro mare , l'identità e l'unità dell'Europa e una relazione costruttiva con gli altri popoli che si affacciano nella sponda sud del Mediterraneo e oltre essa l'Africa.
Pantaleone Pagliula