Pantaleone Pagliula
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L'industria della moda e in generale l’industria tessile è la seconda più inquinante del mondo , dietro solo agli idrocarburi .
Sono da attribuire a questo settore il 20 per cento dello spreco globale di acqua (la produzione di una sola camicia di cotone ne richiede 2.700 litri che è la quantità che una persona beve in 2 anni e mezzo) e il 10 per cento delle emissioni di anidride carbonica, oltre alla produzione di più gas serra rispetto a tutti gli spostamenti navali e aerei del mondo.
Questa dura fotografia della situazione è stata fatta dalla Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite,
che ha valutato inoltre come
l'impatto ambientale dell’industria tessile non si fermi alla produzione,
ma continua nel consumo: l’85 per cento dei vestiti finisce in discarica e solo l’ 1 per cento viene riciclato.
Le Nazioni Unite hanno stilato una lista di 17 “Obbiettivi di sviluppo sostenibile” da raggiungere entro il 2030 tra cui quello di garantire il diritto del consumatore a essere informato dell’utilizzo di microfibre e microplastiche che oltre a impedire la naturale traspirazione della pelle e causa di diversi problemi alla pelle tra cui
eczemi, infezioni, pruriti, dermatiti , ecc. vengono rilasciate soprattutto in acqua generando rifiuti chimici nell’industria della moda molto pericolosi..
Se non cambia nulla al più presto , secondo il rapporto della Ellen Mac Arthur Foundation, entro il 2050 l'industria della moda sarà responsabile di un quarto delle emissioni di carbonio che vengono generati nel nostro pianeta .Rispetto a cinquant'anni fa l’acquisto di capi di abbigliamento è più che triplicato perché compriamo quantità maggiori ad un ritmo sempre più veloce per cui le aziende del tessile abbigliamento corrono per essere in grado di metterli a disposizione nel minor tempo possibile.
Tutto questo si traduce in vestiti a prezzi ridotti e dalla qualità scadente, lavorati usando strumenti e agenti inquinanti e per la maggior parte prodotti da lavoratori minorenni del terzo mondo sottopagati. Capi che vanno a finire nella spazzatura troppo velocemente, senza essere riciclati.
Il risultato è un impatto enorme e devastante sull'ambiente.
Considerato l’esperienza che ho acquisito in tanti anni nel mondo della moda e per evidenziare in modo più chiaro e corretto l’effetto che la maggior parte dei capi prodotti ha sull'inquinamento ho elencato una lista di punti riguardo agli impatti più considerevoli causati da questo mondo :- Causa il 20% dello spreco globale di acqua
- Provoca il 10% di emissioni di anidride carbonica
- E’ responsabile per il 24% dell’uso di insetticidi
- E’ colpevole per l’11% dell’uso di pesticidi
- L’85% dei vestiti finisce in discarica
- Solo l’1% dei capi viene riciclato o rigenerato
- Dal 2000 il consumatore medio acquista il 60% in più
- Il settore vale 2,5 migliaia di miliardi di dollari a livello globale
Questi dati permettono di avere una fotografia chiara e drammatica della situazione attuale e non è certo un risultato del quale andare fieri.
Che fare ? Intanto è necessario un lavoro di informazione, che raggiunga il maggior numero possibile di persone . Il problema principale è l’ignoranza della popolazione riguardo al modo in cui compriamo, la scelta dei capi e soprattutto la fine che facciamo fare ai vestiti che non usiamo più e che hanno un impatto incredibile sul pianeta.
Una volta capito quanto l’industria della moda stia contribuendo a distruggere il pianeta e la battaglia verso le industrie tessili perché creino prodotti sani e autosostenibili come sempre la differenza la fanno i piccoli gesti quotidiani di ognuno di noi.Iniziamo a comprare di meno, facciamo attenzione alle etichette e cerchiamo capi di qualità. Buttiamo e sprechiamo con minore frequenza e proviamo a dare nuova vita a quegli indumenti che consideriamo inutili.
La nostra azione potrà servire come esempio a qualcun altro e così via. Pantaleone Pagliula