Pantaleone Pagliula - NARDO' FOTO ARTE STORIA

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Pantaleone Pagliula

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PANTALEONE PAGLIULA - Nardò, 23 Settembre 2021
              

L'industria della moda e in generale l’industria tessile  è la seconda più inquinante del mondo , dietro solo agli idrocarburi .     

Sono da attribuire a questo settore il 20 per cento dello spreco globale di acqua (la produzione di una sola camicia di cotone ne richiede 2.700 litri che è la quantità che una persona beve in 2 anni e mezzo) e il 10 per cento delle emissioni di anidride carbonica, oltre alla produzione di più gas serra rispetto a tutti gli spostamenti navali e aerei del mondo.
Questa dura fotografia della situazione è stata fatta dalla Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite,
 che ha valutato inoltre come
l'impatto ambientale dell’industria tessile non si fermi alla produzione,
ma continua nel consumo: l’85 per cento dei vestiti finisce in discarica e solo l’ 1 per cento viene riciclato.
Le Nazioni Unite hanno stilato una lista di 17 “Obbiettivi di sviluppo sostenibile” da raggiungere entro il 2030 tra cui quello di  garantire il diritto del consumatore a essere informato dell’utilizzo di microfibre e microplastiche che oltre a impedire la naturale traspirazione della pelle e  causa di  diversi problemi alla pelle tra cui
eczemi, infezioni, pruriti, dermatiti , ecc. vengono rilasciate soprattutto in acqua   generando rifiuti chimici nell’industria della moda molto pericolosi..
Se non cambia nulla al più presto , secondo il rapporto della Ellen Mac Arthur Foundation, entro il 2050 l'industria della moda sarà responsabile di un quarto delle emissioni di carbonio che vengono generati nel nostro pianeta .
Rispetto a cinquant'anni fa l’acquisto di capi di abbigliamento è più che triplicato perché  compriamo quantità maggiori ad un ritmo sempre più veloce per cui le aziende del tessile abbigliamento  corrono per essere in grado di metterli a disposizione nel minor tempo possibile.
Tutto questo si traduce in vestiti a prezzi ridotti e dalla qualità scadente, lavorati usando strumenti e agenti inquinanti e per la maggior parte prodotti da lavoratori minorenni del terzo mondo sottopagati. Capi che vanno a finire nella spazzatura troppo velocemente, senza essere riciclati.
Il risultato è un impatto enorme e devastante sull'ambiente.
Considerato l’esperienza che ho acquisito in tanti anni nel mondo della moda e per evidenziare in modo  più chiaro e corretto l’effetto che la maggior parte dei capi prodotti ha sull'inquinamento  ho elencato una lista di punti riguardo agli impatti più considerevoli causati da questo mondo :
 
  • Causa il                 20% dello spreco globale di acqua
  • Provoca                il 10% di emissioni di anidride carbonica
  • E’ responsabile   per il 24% dell’uso di insetticidi
  • E’ colpevole         per l’11% dell’uso di pesticidi
  • L’85%                     dei vestiti finisce in discarica
  • Solo l’1%                dei capi viene riciclato o rigenerato
  • Dal 2000               il consumatore medio acquista il 60% in più
  • Il  settore vale      2,5 migliaia di miliardi di dollari a livello globale
 
Questi dati permettono di avere una fotografia chiara e drammatica della situazione attuale e  non è certo un risultato del quale andare fieri.
Che fare ?  Intanto è necessario un lavoro di informazione, che raggiunga il maggior numero possibile di persone . Il problema principale è l’ignoranza della popolazione riguardo al modo in cui compriamo, la scelta dei capi e soprattutto la fine che facciamo fare ai vestiti che non usiamo più e che hanno un impatto incredibile sul pianeta.
Una volta capito  quanto l’industria della moda stia contribuendo a distruggere il pianeta e la battaglia verso le industrie tessili perché creino prodotti sani e autosostenibili come sempre la differenza la fanno i piccoli gesti quotidiani di ognuno di noi.
Iniziamo a comprare di meno, facciamo attenzione alle etichette e cerchiamo capi di qualità. Buttiamo e sprechiamo con minore frequenza e proviamo a dare nuova vita a quegli indumenti che consideriamo  inutili.
La nostra azione potrà servire come esempio a qualcun altro e così via.     

Pantaleone Pagliula
                                  
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L’Associazione Punto di Incontro Aps , senza scopi di lucro, si è costituita il 24 Settembre 2019, ottenendo il riconoscimento ufficiale da parte della Regione Puglia, con la relativa iscrizione al Registro Regionale delle Associazioni di Promozione Sociale - RUNTS -   al numero 430/LE avvenuta in data 01 Dicembre 2020.
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